Social Innovation

10 idee per e con i giovani

Social innovation per i giovani: dieci idee per le nuove generazioni

A conclusione del Semestre italiano alla guida della U.E. (31 dicembre 2014) – con l’argomento giovani come tema dibattuto – si propongono 10 idee nel lavoro per e con i giovani, fondandole alla luce degli stessi orientamenti europei (v. qui il doc. esteso).
Ipotesi: i giovani sono i principali agenti di sviluppo economico, di cambiamento sociale e di innovazione , ne sono “portatori sani”, utilizzatori, domandano “contemporaneità” e richiamano costantemente al presente per avere occasioni di sperimentazione oggi, non domani (che sarà invece dei loro figli…).
I giovani hanno un prezioso contributo da apportare allo sviluppo della società. Il loro coinvolgimento nella ricerca di risposte ai problemi e alle sfide della società è essenziale al fine di consentire a tutti i giovani di trarre pieno vantaggio dalle loro capacità e trovare soluzioni funzionali, significative e sostenibili. Inoltre una maggiore partecipazione dei giovani può contribuire allo sviluppo sociale, politico, culturale ed economico .
Da qui le 10 idee per i giovani, nate da anni di lavoro e di ricerca nell’ambito delle politiche giovanili. Ciò presuppone però, l’adozione di nuovi paradigmi, che inevitabilmente la fase di crisi impone. Oltre a ricordare i due obiettivi guida delle politiche giovanili europee fino al 2018 che sono:
i) creare per tutti i giovani, all'insegna della parità, maggiori opportunità nell'istruzione e nel mercato del lavoro;
ii) promuovere fra tutti i giovani la cittadinanza attiva, l'inclusione sociale e la solidarietà.

Basta scuse. Avanti!
giovanni campagnoli

Dieci idee di innovazione sociale nel lavoro con i giovani

1. Diffondere sui territori il maggior numero possibile di spazi giovanili, riusando i luoghi che già esistono, aprendo le scuole ai territori… Non altre opere pubbliche, ma “public house”, in grado anche di generare risorse sulla base di modelli seri e studi di fattibilità ad hoc. Una buona pratica? Smart Lab a Rovereto, lo spazio giovani aperto nel 2013 (vedi qui il progetto). E a Monza, una co-progettazione di PA e territorio, così come “La Casa di paglia” a lo spazio giovani a Fontaneto d'Agogna. E' importante prevedere percorsi di animazione per queste azioni di riuso, basate sulla “progettazione partecipata”, che permettano anche l'individuazione di un soggetto gestore ed un accompagnamento alle fasi iniziali. Vedi qui l'esperienza del “cantiere animato”.

2. Ascoltare i giovani e coinvolgerli sulle scelte che li riguardano I giovani sono poco interessati alle forme tradizionali di partecipazione: vanno allora prima di tutto ascoltati ed interpellati là dove sono (quindi anche su internet e sui social network). Ciò per poi portare loro le informazioni su argomenti su cui è importante che si esprimano, riconoscendo loro questo diritto. Da qui, attivarsi per promuovere un Osservatorio giovani 2.0 (nazionale e/o locale) per un ascolto attivo dell’universo giovanile. L’azione successiva è realizzare una APP, per portare loro le informazioni che individuano come rilevanti e poi coinvolgerli attivamente. Qui il progetto dell'Osservatorio Giovani 2.0 e della APP sulle politiche giovanili.

3. Dialogo strutturato tra istituzioni e giovani: la partecipazione per conferire loro maggiori responsabilità Non è vero che i giovani non partecipano: lo fanno però su canali, piattaforme, modalità diverse da quelle utilizzate fino al secolo scorso… Forum, Consulte, ecc., hanno oggi meno appeal, mentre forme di espressività giovanile, social network, ecc. sono canali più contemporanei. La U.E. parla di “Dialogo strutturato tra Istituzioni e giovani”. Il tema del Semestre italiano di presidenza è proprio quello del conferimento di responsabilità ai giovani ed affronterà l'accesso ai diritti e l'importanza della loro partecipazione politica.
Una best practice: i Tavoli giovani dei territori mantovani, novaresi e del vco, negli anni 2003-2008

4. Promuovere percorsi di animazione socio educativa, volontariato, servizio civile e mobilità all'estero Secondo la U.E., vanno garantite e promosse costantemente la prestazione e la pratica ottimali dell'animazione socioeducativa a favore dei giovani, in quanto svolge un ruolo importante nel prevenire l'esclusione sociale e nel favorire l'inclusione sociale. Essa offre spazi e opportunità di sviluppo per tutti i giovani e si fonda su un processo di “apprendimento non formale e informale” e sulla partecipazione volontaria, consentendo loro l'acquisizione di capacità, competenze ed esperienze per la vita, ottimizzando in tal modo i fattori di protezione che rafforzano lo sviluppo, il benessere, l'autonomia e l'inclusione sociale di tutti i giovani, inclusi quelli con minori opportunità. L'animazione socioeducativa impegna i giovani in un periodo di sviluppo significativo della loro vita e si colloca pertanto in una posizione ideale per rafforzare lo sviluppo (in termini personali, sociali, di istruzione e formazione e professionali), il benessere e l'inclusione sociale dei giovani. Qui qualche idea di progetto da sviluppare.

5. Promuovere per i giovani, l’apprendimento di competenze chiave spendibili sul mercato del lavoro, insieme ad azioni serie di “orientamento alla vita” Secondo la U.E., l’apprendimento delle otto competenze chiave – relative alla comunicazione nella lingua madre ed in almeno una lingua straniera, digitali e matematiche, creative, di cittadinanza, imprenditoriali e relative all’imparare ad imparare – contribuirebbe all’uscita dalla crisi. L’apprendimento di queste competenze avviene in buona parte in contesti informali e non formali.
Di conseguenza anche la Scuola dovrebbe adeguare l’apprendimento a ciò e funzionali sono le sperimentazioni delle “Scuole aperte (v. Boeri S.)”, la diffusone dei Fab LAB, i centri giovani (v. punto 1). Vanno quindi promosse tutte le possibili alleanza tra Scuola ed extrascuola, che è il presidio dello Stato più capillarmente diffuso sul territorio).
Da qui il senso delle politiche giovanili: promuovere attività di “educazione non formale” basate sulla partecipazione volontaria dei giovani. In questo modo lo youth work può contribuire – ed in modo molto efficace – allo sviluppo dell’autonomia, della responsabilizzazione e dello spirito imprenditoriale, della creatività, della consapevolezza culturale e sociale, e dell'innovazione dei giovani, della partecipazione sociale, dell’impegno volontario, della cittadinanza attiva, dell’inclusione (v. punto 4).
Una buona pratica: wedoFabLab

6. Investire sulla formazione per una animazione socio educativa di qualità, verso una Youth Work School Vanno incentivate professionalità in grado di lavorare con e per i giovani, operatori che sappiano ascoltare e stare con i ragazzi quotidianamente. Per questo, la UE, fin dal Trattato istitutivo di Maastricht nel 1992 ha definito lo “youth work”, come il lavoro nei club giovanili, nei movimenti giovanili, il “lavoro in strada”, in progetti per sviluppare cittadinanza, integrazione, solidarietà tra i giovani ecc., cioè tutto ciò che avviene al di fuori da quanto è coperto dalle altre politiche come quelle relative all'occupazione, all'integrazione sociale e all'istruzione.
Obiettivo della U.E. è incentivare lo youth work (o “animazione socioeducativa) anche in termini formativi.
Una best practice è il corso promosso dalla Regione Puglia, mentre un progetto è quello della Youth Work School.

7. Promuovere – insieme a Garanzia Giovani – una cultura dell'imprenditività, start up ed incubatori Secondo la U.E: è necessario sostenere la formazione all'imprenditorialità, stimolare l'istruzione formale e l'apprendimento non formale a sostegno dell'innovazione, della creatività. Vanno anche incrementati i fondi per l'avvio di imprese ed i programmi di tutoraggio, ed incoraggiare il riconoscimento delle imprese create dagli studenti («junior enterprise»). Inoltre va facilitato e sostenuto lo sviluppo del talento e delle capacità imprenditoriali dei giovani al fine di potenziarne l'occupabilità e le opportunità lavorative future, prendendo anche in considerazione le esigenze specifiche delle piccole e microimprese culturali e creative, nonché l’importanza di sostenere tali imprese, in particolare quelle di nuova istituzione e quelle guidate da giovani imprenditori. Una best practice è enne3network e l'Incubatore di idee. Inoltre vedi: jaitalia

8. Accompagnare e promuovere le azioni a favore dei giovani con strutture e servizi ad hoc: lo Youth Lab, riconoscendone specificità (di genere, età, ambienti), promuovendoli già a partire dall’età di 11/13 anni ed organizzandoli come una “filiera di accompagnamento” fino all’autonomia che significa status di piena fruibilità (e non solo titolarità) di diritti. E garantendo sempre il “fare esperienze di apprendimento” insieme ad una funzione di orientamento alla vita.
L’animazione socioeducativa implica la collaborazione delle organizzazioni giovanili, dei servizi per la gioventù e degli operatori socioeducativi con i soggetti interessati competenti al fine di pianificare e porre in atto attività e programmi che siano pertinenti e rispondano agli interessi, alle esigenze e alle esperienze dei giovani e che si fondino su elementi concreti e che siano incentrati sui risultati.
Per questo sono necessarie strutture e servizi per accompagnare questi percorsi. Un progetto è lo Youth Lab.

9. Promuovere la mobilità giovanile in Europa La U.E. ancora prima del Trattato di Maastricht (1992), ha promosso il Programma “Gioventù per l’Europa”, a partire dal 1989, insieme ad Erasmus, proprio per educare le future generazioni all'idea di appartenenza a quella che sarà poi chiamata appunto Unione Europea. Dopo altri sei anni sono seguiti i programmi Leonardo, Socrate e Servizio Volontario Europeo.
Oggi il programma Erasmus+ continua questa tradizione di scambi di giovani in Europa ed è uno strumento utilissimo di apprendimento di competenze, tanto che vengono certificate ai ragazzi che partecipano a queste attività.

10. Promuovere la disponibilità di case e residenze da parte di Comuni italiani all’estero, da usare per i giovani Oltre al programma Erasmus+, sono necessari anche altri nuovi strumenti per incentivare la mobilità europea dei giovani. Tra questi, vi è quello legato all’acquisto o permuta di immobili da parte di Comuni europei per farne residenze artistiche, studentesche, giovanili. Infatti molti Comuni hanno immobili spesso vuoti, con costi di gestione/manutenzione considerevoli. Tra le alternative da prendere in considerazione vi è anche quella di fare una permuta con strutture analoghe in altri Comuni esteri, oppure di una vendita finalizzata all’acquisto o affitto di un immobile in una città straniera, ai fini di cui sopra. Se 50 anni fa i Comuni ricercavano le “colonie” per i giovani, oggi i nuovi bisogni sono quelli di accedere ad esperienze internazionali sulla base di costi più contenuti.

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